“È tipico del cervello umano concentrarsi sui dettagli per non dovere affrontare l’essenziale.”
Tutto comincia nella sala d’attesa di un aeroporto. Non poteva essere altri che lui, una vittima perfetta. È stato sufficiente parlargli. E aspettare che la trappola scattasse. Tutto finisce nella sala d’attesa di un aeroporto. Va detto comunque che il caso non esiste. Un giallo? Forse. Certamente la doppiezza dell’uomo, la crudeltà, la bellezza e la bruttezza.
Il nome Textor Texel vi dice qualcosa? No? Questo è molto strano. Ognuno di noi ne possiede uno.
Attraverso la forma del romanzo breve Amélie Nothomb crea una delle sue migliori analisi sull’incoscio umano. Un gesto comune come guardarsi dentro può risultare inutile, se viene fatto senza la giusta consapevolezza di ciò che siamo. Particolare la scelta del titolo Cosmetica del nemico, ma cosa intende realmente l’autrice? «La cosmetica è la scienza dell’ordine universale, la morale suprema che determina il mondo», dice il protagonista Texel, «Non è colpa mia se gli estetisti hanno recuperato questa parola ammirevole». Questo è un libro dallo stile feroce dove le due sensazioni dominanti sono il disagio e l’attrazione. L’attenzione della Nothomb è tutta rivolta alle fratture psicologiche e alle dinamiche che le regolano, lasciandoci addosso il dubbio che il nemico forse vive dentro di noi. Sarcasmo, un pizzico di sadismo e una capacità di introspezione senza pari sono gli ingredienti principali di Cosmetica del nemico, un libro da recuperare e leggere assolutamente.
Consigliato a tutti quelli che non si lasciano intimidire dalle storie spiazzanti e sovversive.
Un abbraccio, 3SOB.