“Nella mal calcolata esecuzione dell’ordine ben calcolato delle cose, capita di rado che l’invocazione provochi l’apparizione della persona invocata, ed è raro che l’uomo da amare coincida con l’ora dell’amore.”
Romanzo di forte impatto emotivo, definito a più riprese “vile”, “pieno di falsità”, ma anche esaltato come il “più potente tra i romanzi pubblicati dall’autore”, Tess ha, fin dal suo apparire, diviso critica e lettori e allarmato schiere di bigotti e moralisti che inorridivano all’idea di una storia che colpiva al cuore la morale vittoriana. In Tess il vettore del conflitto attraversa ogni pagina del libro, che affronta, senza alcun falso pudore, temi scabrosi e audaci. L’immagine che apre il romanzo è quella di un uomo che incede malfermo lungo una strada; si tratta di John Durbeyfield, il padre di Tess, che apprende delle proprie presunte origini nobiliari dal parroco Tringham, incontrato quasi per caso. La rivelazione alimenta la vanità e l’orgoglio della povera famiglia che costringe la ragazza a recarsi dai ricchi d’Urberville, in un ridicolo e improbabile tentativo di “reclamare la parentela”, intraprendendo così il primo viaggio che la condurrà a incontrare Alec, il suo seduttore. Questo fatto accelera gli avvenimenti dell’intreccio e scatena una serie di eventi che alla fine travolgerà la misera Tess.
Come si può trasmettere tutta quanta la bellezza, di uno dei capolavori del proprio scrittore preferito? Me lo sono chiesta e richiesta svariate volte, prima di provare a scrivere la mia opinione su Tess dei d’Urberville; ma poi mi sono detta che in questi casi il miglior modo è far parlare il cuore. Tess è l’antieroina per eccellenza: la sua vita è un’altalena di piccoli sprazzi di felicità e un succedersi di lunghi periodi di dolore. Tess è il simbolo del suo tempo e delle condizioni sociali della sua epoca. Già dalle prime pagine si percepisce che il libro altro non è, che la storia di una giovane donna, vittima del destino; Tess infatti subisce e accetta il proprio fato, con la rassegnazione tipica di chi vive in balìa delle decisioni altrui e per quanto si sforzi di pensare o agire in modo da essere l’artefice della propria vita, non sarà mai padrona di se stessa. Un discorso a parte va fatto invece per i protagonisti maschili del romanzo: Alec e Angel sono i massimi esempi di mascolinità tossica e patriarcale. Il primo è uno stupratore convinto che Tess non valga nulla, mentre il secondo fugge davanti a tutte quelle realtà che si scontrano con la sua morale bigotta. Ed ecco svelato il motivo per cui il libro di Thomas Hardy venne accolto con un mare di polemiche fin dalla sua prima apparizione: perché denunciava la morale sessuale tardo-vittoriana. Per quanto riguarda lo stile, la narrazione è ricca di descrizioni sulla natura e di immagini paesaggistiche evocative. La scrittura barocca suscita il paragone con un’ opera dipinta, quasi fosse uno dei meravigliosi quadri di John William Waterhouse.
Consigliato a tutti quelli che sono alla ricerca di un capolavoro d’altri tempi.
Un abbraccio, 3SOB.